La storia delle calze è intrecciata con quella dell’umanità e i progressi tecnologici nella produzione delle calze hanno segnato il passaggio alla civiltà industriale e ai tessuti sintetici. E poi c’è chi dice che le calze non sono importanti…
Per approfondire la nostra conoscenza delle calze dobbiamo fare un salto indietro nel tempo di più di 400 anni e tornare al 1589 quando in Italia siamo in pieno rinascimento e il Tintoretto è uno degli artisti che va per la maggiore. Dobbiamo andare in Inghilterra e conoscere il reverendo William Lee, un uomo di chiesa tanto geniale quanto sfortunato, è lui infatti l’inventore del primo telaio moderno per la tessitura.
Ci sono due versioni che spiegano i motivi che lo spinsero ad inventare una macchina tanto rivoluzionaria: secondo la prima la sua fu una sorte di vendetta nei confronti di una ragazza da lui corteggiata che si interessava più alla tessitura che alle sue attenzioni, la seconda invece racconta che il suo fu un (generoso) tentativo di aiutare la moglie che era particolarmente lenta e maldestra nell’arte della tessitura.
Quali che fossero le motivazioni nel 1589 realizzò la prima macchina per la filatura dei tessuti moderna. La sua prima macchina era pensata per la produzione di calze di lana ma non ebbe successo: la regina Elisabetta infatti rifiutò di concedergli il brevetto per la sua invenzione.
Il caparbio reverendo non si arrese e tornò alla carica con una nuova versione della sua macchina, aumentò il numero di aghi da 8 a 20 per pollice riuscendo a produrre tessuti di seta finissima ma anche in questo caso la regina gli rifiutò il brevetto, convinta che la macchina avrebbe messo in crisi un intero settore, quello della filatura manuale dei tessuti che garantiva un enorme numero di posti di lavoro nell’impero britannico.
Il reverendo Lee si cercò un socio, trovandolo in George Brooks ma quest’ultimo nel 1600 venne arrestato e condannato a morte con l’accusa di tradimento e a questo punto si traferì a Rouen, in Francia, portando con è 9 telai e 9 operaie. Sotto il regno di Enrico IV riuscì a farsi riconoscere il brevetto per la sua invenzione ed ebbe finalmente un periodo di relativa serenità godendo anche di un certo benessere economico, forte del successo della sua invenzione e dei suoi prodotti ma fu un periodo piuttosto breve: nel 1610 Enrico IV venne assassinato, Lee dovette trasferirsi a Parigi dové tentò senza successo di far valere i suoi diritti del brevetto e morì in povertà nel 1614.
Dopo la morte di William Lee suo fratello James tornò in Inghilterra scoprendo che un apprendista di William aveva continuato a lavorare nella fabbrica di Londra introducendo alcune significative migliorie nelle macchine. James si trasferì a Thoroton, vicino a Nottingham creando il secondo centro per la produzione di tessuti a macchina.
Ci volle un secolo per completare la propagazione della nuova tecnologia e creare le premesse di quella che sarà poi la rivoluzione industriale. La nuova industria iniziò a lavorare la lana, il cottone e la seta e moltissimi miglioramenti vennero via via introdotti ai macchinari ma l’invenzione del reverendo Lee rimase la base di tutte le macchine per maglieria. La tecnologia rimase sostanzialmente la stessa e bisogna fare un salto fino agli anni ’30 del secolo scorso quando due eccezionali invenzioni nel corso dello stesso decennio crearono le premesse per l’invenzione delle calze moderne.
Negli anni ’30 viene inventato il telaio circolare. Questo permette di creare dei tessuti circolari, a forma di tubo. Questo significa che non è più necessario tagliare il tessuto per poi cucirlo posteriormente per produrre un paio di calze. Il processo di produzione si semplifica moltissimo, questo permette infatti di produrre un prodotto migliori a prezzi più bassi e le calze possono cominciare a diffondersi.
Rimane un problema: il tessuto usato per la produzione delle calze è la seta che non è certo alla portata di tutte le tasche, per proseguire la nostra storia dobbiamo fare un salto in America e fare conoscenza con i prossimi due protagonisti: Wallace Carothers e Julian Hill.
Siamo nei laboratori della DuPont, questa azienda chimica ha deciso infatti di creare un’unità di ricerca lasciandola libera di sviluppare nuove idee e prodotti, non necessariamente legati ad una applicazione pratica e industriale. I dirigenti dell’azienda hanno scelto come direttore dell’unità Wallace Carothers, un brillante, geniale scienziato e sono riusciti faticosamente a strapparlo all’università di Harvard dove insegnava chimica organica. Carothers non è un uomo facile, pur essendo un genio riconosciuto anche a livello accademico nel suo campo soffre di depressione cronica e questa malattia lo porta a prendere spesso le decisioni sbagliate, sia nella vita privata sia in quella personale. Tra i suoi collaboratori c’è Julian Hill il quale sta lavorando per ricercare un prodotto sintetico in grado di sostituire la seta. Julian sta lavorando a un particolare poliestere cercando di aumentarne il peso molecolare e nel 1935 riesce a creare un polimero sintetico con un peso molecolare di circa 12,000; questa caratteristica permette alla fibra di essere lavorata e di produrre lunghi e robusti filamenti, provvisoriamente la prima vera fibra sintetica viene chiamata polimero 6.6. Al laboratorio della DuPont sono tutti eccitati per i risultati ottenuti, tutti tranne Carothers il quale sta attraversando il periodo peggiore della sua malattia.
Nell’aprile del 1937 la moglie di Carothers gli rivela di essere incinta; il professore che negli anni precedenti è entrato e uscito da varie cliniche psichiatriche senza riuscire a vincere la depressione il 29 aprile 1937 si suicida ingerendo una dose di cianuro e succo di limone. Pochi mesi dopo, quando la DuPont ottiene il brevetto per la nuova fibra sintetica, per onorare la memoria del professore decide di indicare Carothers invece che Hill come inventore.
Nel 1939 l’invenzione di Hill viene presentata alla Fiera di New York e finalmente ottiene anche un nome: nasce il nylon, le prime due lettere indicano proprio la città di New York dove la fibra è stata presentata al pubblico ottenendo un successo clamoroso.
Il primo prodotto fatto in nylon sono le calze ed è subito un successo incredibile: nel 1940 vengono venduti 64 milioni di paia di calze di nylon, le donne di tutto il mondo sono ansiose di provare questa nuova geniale invenzione ma scoppia la guerra e tutta la produzione deve essere dirottata per soddisfare le esigenze bellica, il nylon viene usato per la produzione della tela dei paracadute.
Con la fine della guerra la produzione di calze di nylon riprese a pieno regime conoscendo, negli anni ’50, un periodo d’oro. Il decennio successivo vennero inventati i collant che cominciarono a diffondersi piuttosto velocemente soppiantando le calze di seta sulle gambe delle donne.
Le calze di nylon non sono scomparse e probabilmente non scompariranno mai. Oggi sono un capo d’abbigliamento ricercato, relativamente costoso, soprattutto se paragonato ai collant di produzione industriale ma mantengono il loro fascino e piacciono ancora a molte donne da indossare e a moltissimi uomini da vedere. Si trovano in commercio nei negozi specializzati oppure (più facilmente) nei negozi online meglio forniti.