Nel mezzo del cammin di nostra vita,
Mi ritrovai in un mondo di bellezza,
Dove il collant trionfa e s’innalza
Sovra le gambe di leggiadre donne,
Di piedi, caviglie e cosce si vanta.
Oh voi, che leggete i miei umili versi,
Presto udienza al canto che vi narro,
Di questo straordinario indumento,
Che fa brillare l’eterno femminile,
In questo reame di grazia e fascino.
Canto dunque di quel soave velo,
Che avvolge le gentili membra femminee,
E le trasforma in misteriosa arte,
Con la magia del collant, nobile coperta,
Che esalta la bellezza in ogni parte.
Di piedi aggraziati e caviglie fini,
E cosce invitanti, narran gli occhi estasiati,
Di coloro che il collant ammirano,
E ne lodano l’effetto su le gambe,
Di ninfe, dee e semplici mortali.
E come un pittore che a l’opra sua si adopra,
Il collant con maestria e intelligenza,
Disegna e dipinge su le gambe il suo capolavoro,
Trasformando l’umano in sovrumano,
E donando all’occhio il piacere dell’arte.
Oh voi che leggete il canto che vi narro,
Sappiate che il collant non è soltanto un velo,
Ma una sinfonia di forme e colori,
Che innalza l’anima e l’occhio rapisce,
E celebra l’eterno fascino delle donne.
E così, in questo mio umile canto,
Io celebro il collant, l’indumento sovrano,
Che avvolge e accarezza le gentili membra,
E le trasforma in poesia e bellezza,
In questo mondo di grazia e leggiadria.