Nel vasto immenso, dove il tempo scivola,
S’ergono le colonne, maestose e sottili,
Delle donne gentili, simboli d’eleganza,
Che al poetico sguardo donano l’armonia.
Da dove provengono, oh gambe delicate,
Tanto slanciate come cipressi al vento?
Dal profondo divino, dalla natura stessa,
Che bellezza infinita nel suo seno cela?
Sono esse il sostegno del corpo celestiale,
Ma non solo fisico, anche spirituale,
Come due fiumi chiari che scorrono in valle,
Portando vita, sogno, e ogni dolce balenio.
Sotto vesti leggere, o coperte d’inverno,
Il loro fascino non ha un momento di sosta,
Ma continua a brillare, come stelle lontane,
In una notte chiara, sospese nell’etereo.
Oh, gambe femminili, simbolo d’arte e poesia,
Siete voi la meraviglia che Leopardi cantò,
Nel silenzio d’un tempo, in un mondo lontano,
Dove la bellezza era eterna e sovrana.